Dopo l'evento eccezionale di martedì, si tirano un po' le somme sui danni che questa volta il mare ha causato in Sacca di Scardovari, nel complesso le strutture chiamate Cavane ha retto quasi tutte.
Certo che hanno retto perché alla fine sono quasi tutte strutture nuove, ricostruite nel 2019 dopo un'altra mareggiata, che comunque stando alle stime era molto più piccola di quella di martedì scorso.
Se ne contano 5 di Cavane distrutte dal vento e dalle onde, verso Santa Giulia lato ovest della Sacca, comunque anche se in numero molto inferiore a tre anni fa, di danni ce ne sono stati e non pochi
A parlare è Paolo Mancin, presidente della cooperativa della Cozza Dop e dice: “Novembre è un mese in cui il fenomeno dell’acqua alta è da sempre particolarmente frequente, ma questo particolare evento ci fa capire come le trivellazioni non siano possibili di fronte a un territorio come il nostro: in questi ultimi cinque anni questo sbarco si è sempre allagato, figurarsi cosa potrebbe succedere se il terreno calasse ancora di più. Il nostro Delta sprofonda ancora di un centimetro all’anno e bisogna combattere a tutti i costi per evitare che questa situazione peggiori”. “Sarebbe un danno grosso perché abbiamo circa 600 operatori che gravitano attorno alla cultura delle cozze; noi possiamo prepararci fin che vogliamo, ma contro la natura è veramente difficile fare barriere o barricate che possano difenderci”.
Conclude così il suo intervento: “Dobbiamo salvare quello che abbiamo all’interno della cavane. Le cozze ovviamente non hanno problemi, ma diversi impianti sono stati distrutti dal moto ondoso eccezionale. In questo momento stiamo ancora valutando i danni, per cui capiremo soltanto nelle prossime ore l’ammontare delle perdite. A questo proposito, avremo un incontro con l’assessore regionale alla pesca Cristiano Corazzari per capire come riuscire a rimediare a questa situazione”.
Tratto da "I&I Time"
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