Tutto ha avuto inizio con la vicenda della mamma con il bambino al pronto soccorso, che ha avuto un eco mediatico non indifferente, ma sembra essere solo la punta di un iceberg per quanto riguarda lo stato dell'ospedale di Adria.
Si esprime così il capogruppo Dem Sandro Spinello: “Oltre all'immediata indignazione che come tutti ho provato nel vedere la mamma con il proprio bimbo nel garage per le ambulanze trasformato in sala di attesa del pronto soccorso il secondo sentimento è stata la rabbia e il risentimento verso chi ha fatto decadere il nostro ospedale a questi livelli. E giudico in mala fede chi si mostra stupito per la situazione esistente: ci sono problemi che persistono da lungo tempo, poi la situazione si è ulteriormente complicata quando è scoppiata la pandemia e sono stati introdotti i diversi protocolli di sicurezza". "I pazienti, in un primo tempo, addirittura, venivano lasciati attendere, all'aperto, fuori dall'ingresso del locale per le ambulanze. Ne sono testimoni le centinaia di adriesi e bassopolesani che, come me, hanno avuto necessità di recarsi al pronto soccorso”.
Da qui la prima accusa al sindaco Barbierato: "Il sindaco aveva il dovere intervenire molto prima ma non l'ha fatto, e dopo aver promesso tutto il promettibile in campagna elettorale, si è ritrovato con un pugno di mosche in mano." “Barbierato ha rinunciato a difendere con fermezza le ragioni della sanità pubblica di Adria, e si è intestato meriti che proprio non ha, come l'assunzione di cinque nuovi primari e il corso universitario per infermieri”. "Ci piange il cuore vedere il nostro ospedale nelle prime pagine dei giornali e delle televisioni, nei social e nei siti Internet anche delle testate nazionali".
Conclude così Spinello: "Non lo meritiamo, noi adriesi, ma non lo merita soprattutto il personale medico e infermieristico che continua ad assistere i pazienti in situazioni tante volte proibitive. Stiamo attenti che, tra qualche tempo, non ci arrivi addosso la notizia che il nostro pronto soccorso chiude alle 20, non è un'ipotesi peregrina: qualcuno ai piani alti della cittadella sanitaria di Rovigo l'ha già pensato e forse ci sta ancora pensando. Chiediamo per l'ennesima volta al sindaco di metterci assieme e tenerci uniti, diamoci un'altra possibilità”.
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