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Immagine del redattoreMilo Gamberini

In Italia andrà male, in Polesine malissimo

Recessione e inflazione, si salvi davvero chi può. Visto che messe insieme rischiano di innescare una spirale economica discendente davvero difficile da invertire a tutti i livelli. Una vera e propria “tempesta perfetta” che in un territorio già in storica difficoltà negli indici di crescita, come il Polesine, neppure l’arrivo della tanto attesa Zls, da sola, potrà risollevare. Sulla base dei dati che si sono susseguiti negli ultimi giorni sulla recessione che aspetta il nostro territorio nel corso del 2023 e sul contestuali aumento dei prezzi al consumo, la situazione la spiega Gianmichele Gambato, vicepresidente di Confindustria Venezia e Rovigo.


Recessione: la situazione è drammatica, ma in Veneto - secondo i dati della Cgia di Mestre - solo Rovigo soffre così tanto. Perché secondo lei?

"Aspetterei un attimo ad essere così catastrofista perché oggi (ndr, ieri per chi legge), i dati di Veneto Lavoro non creavano allarmismo. E ci sono anche una serie di evoluzioni nel prezzo delle materie prime in questi giorni che devono essere considerate. Certo è che in Polesine, è un fatto storico, per natura, caratteristiche e peculiarità di questa terra, quando vanno male le cose per tutti da noi vanno un po' peggio e se vanno bene, da noi vanno meglio. Non c'è molto da fare nel breve periodo. Per me è chiaro che le caratteristiche del Polesine sono diverse da altre città del Veneto e le conseguenze economiche hanno sempre avuto una diversa sensibilità da noi".


Cosa significa oggi recessione per le aziende? E per i cittadini?

"Partiamo dal fatto che si tratta di un problema nazionale e non solo, ovviamente, del Polesine. Questo significa che il Pil (ovvero il Prodotto interno lordo Ndr) non cresce o addirittura cala diventando negativo, il dato economico nazionale ne risente e vi è un calo quindi dell'intera filiera economica. Per le aziende significa che c'è contrazione dei mercati, e come conseguenza questo porta con sé problemi occupazionali. Si tratta di fattori che purtroppo viaggiano sempre in coppia. Si genera dunque un’economia a spirale discendente che non è mai a breve termine ed è difficile da invertire. In pratica le aziende hanno maggiore difficoltà a rimanere sul mercato e di pari passo anche i cittadini hanno minor disponibilità economica. La conseguenza successiva è che l’economia smette di girare".


Di cosa hanno bisogno oggi le aziende della nostra provincia per risollevarsi?

"Un processo di questa natura, che nasce ancora nella seconda metà dello scorso anno, ancora prima della guerra con l'aumento delle materie prime, può essere affrontato solo dal governo centrale. E poi forse non basta neanche questo. Siamo infatti di fronte ad un processo con dinamiche mondiali, al punto che oggi vediamo che addirittura la Cina sta attraversando una fase di difficoltà. Quindi il problema non è del Polesine, e non è nemmeno dell'Italia. È quantomeno un problema dell'Europa intera. In ogni caso saranno fondamentali le scelte nazionali di politica economica che verranno fatte dal nuovo governo. Un nuovo governo, detto per inciso, che fortunatamente si è insediato in fretta. Detto questo, il problema va comunque affrontato su scala europea".


E per quanto riguarda l'inflazione? È lo stesso discorso?

"L'inflazione non è altro che la conseguenza della escalation del costo delle materie prime da un lato e della esplosione del costo dell'energia dall'altro. Questo ha fatto letteralmente ‘scoppiare’ tutti i prezzi, dalla logistica con il costo del gasolio, fino ai costi di produzione. Per fermarla bisogno quindi intervenire prima di tutto sui costi dell'energia. E bisogna tenere conto anche della speculazione. A me risulta che ci siano i magazzini pieni di pellet e legna che non vengono venduti se non si pagano pezzi folli. Insomma: non sono materie che mancano. Eppure... In questi casi servono solo interventi politici forti. E quello che fa più rabbia è che tutti paghiamo le conseguenze di queste speculazioni, ma alla fine ci rimettono soprattutto le classi con minori disponibilità economiche”.


La Zls può essere la soluzione in Polesine, compatibilmente con i tempi di attivazione?

"Mancano un paio di strumenti attuativi ma posso essere rapidi quindi direi che l'attuazione della Zls potrebbe essere anche abbastanza veloce e sicuramente questa con il suo meccanismo di sburocratizzazione che vuole essere di stimolo all'insediamento è sicuramente un ottimo incentivo per le imprese. Ma è chiaro che da sola non risolve un problema così complesso come quello che si è generato ora".

Tratto da "La Voce di Rovigo"

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